lunedì 14 febbraio 2011

Mura domestiche - La cassa

MURA DOMESTICHE

La cassa
 “…ogi xè la cassa! ”
“…cossa?”
“Ogi xè la cassa…zò de Bruna…te vien?”
“Ahh..eh…si…sì..’ndemo..”

Saranno passati, boh, 37/38 anni?Si, più o meno, io non avevo ancora tagliato il traguardo dei 10,  gli anni 60 avevano lasciato spazio a quelli a venire, la scuola elementare, il mangiadischi, il registratore Geloso, la tele a valvole con l’alimentatore, la cassa…
La cassa, appunto…
La mia famiglia, da parte di mamma, ha contribuito negli anni a popolare le nostre anagrafi ed in particolare quella di Trieste, città che Angela e Giuseppe, i miei nonni materni, scelsero quale dimora allorchè lasciarono l’amata Bitonto nel lontano tacco d’Italia.
Nove figli, giustamente ripartiti tra maschie  femmine, alcuni prematuramente mancati altri accasati a loro volta e complici nella proliferazione della specie.
Io sono il prodotto di uno di questi e l’incipit in triestino era un po’ un must di quei tempi andati che sentivo il lunedì, se ben ricordo,  quando mamma e papà, nel pomeriggio, scendevano in città (si abitava a S.Giacomo) per far visita a Bruna (zia Bruna per me, mancata proprio in questi giorni).
Quella casa, quel appartamento di via Foschiatti…zio Dario, uomo di mare, ogni qual volta rientrava dai suoi viaggi, metteva mano ai suoi attrezzi, alle sue fantasie, alla sua creatività per ribaltare completamente gli ambienti…capitava così di trovarsi la camera al posto del soggiorno, piuttosto che la stanza dei miei cugini al posto della cucina…senza licenze edilizie, senza permessi, senza chieder niente a nessuno,  la piantina depositata al catasto veniva più e più volte violentata da zio che arrivò, nel terrazzino che dava sulla corte interna, costruirsi il bagno, con tanto di gabinetto, bidet e doccia, ovviando così al fastidioso andirivieni per il pianerottolo per farla o per lavarsi visto il cesso (così era riportato nei libri tavolari) in un locale posto al di fuori delle mura domestiche.
Quanto mi piaceva la sorpresa di trovarmi un frigorifero al posto del comò !
Il lunedì, ogni lunedì del mese,  la casa di via Foschiatti era il normale rendez vous di gran parte della nostra famiglia materna, nonna Angela in testa, perché “…xè la cassa…!”  e si cercava proprio di non mancare!
Ma cos’era sta benedetta cassa?
Una sorta di risparmio fatto in famiglia, un fondo obbligazionario in salsa domestica dove ognuno depositava qualcosa, poche migliaia di lire, e dove ognuno si obbligava nel corsi dell’anno a chiedere dei piccoli prestiti con il dovere  di ritornarli gravati di un piccolo interesse…tanti piccoli prestiti, tanti piccoli interessi che si sommavano e che alla fine dell’anno, sempre a ridosso delle “tredicesime”, contribuivano quale piccolo deposito equamente ripartito  a concorrere alle spese natalizie ed alle maggiori uscite in quella parte dell’anno.
Era l’occasione per vedersi, per far un poche de ciacole, per babar un pocheto e ciorse un cafè insieme, era Famiglia nel senso più ampio del termine.
Mi vien da scrivere ‘ste cose proprio in questi giorni quando zia Bruna è salita in cielo, andata a fare compagnia agli altri zii che già popolano i piani alti sopra di noi…Nina, Marina, Dino…e li magari di cassa ne faranno un'altra cussì, giusto per un due ciacole, un due babade e per un cafè insieme…
Vi vogliamo bene !

2 commenti:

  1. la cassa: splendido esempio di solidarietà e momenti di condivisione familiare...

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  2. E Vale...ne avrei da scrivere sulla mia tribù sai...e chissà che poco a poco non lo faccia! Grazie !

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